Sunto dell'incontro del 24. |
Scritto da Enrico | |
lunedì 28 gennaio 2008 | |
Ecco un breve sunto e brevi considerazioni sulla serata del 24 gennaio 2008. Finalmente è arrivato l'incontro pubblico chiesto per informare la cittadinanza trecatese sulla vicenda Unibios; avremmo preferito fosse stato fatto prima, per cercare di esprimere le nostre opinioni e i nostri disagi, con la speranza che questi avrebbero avuto un peso sulle decisioni prese dagli organi della Conferenza, anche se credo che i cittadini abbiano fatto sentire ugualmente la loro voce, sia con lettere di protesta sia con le firme raccolte. Purtroppo, come successe negli anni Novanta per l'autorizzazione alla costruzione del termodistruttore, l'opinione dei cittadini (che ora chiedono la rilocazione dell'azienda) non viene tenuta molto in considerazione. Il Sindaco, che non aveva previsto dibatto durante l'incontro (probabilmente per scongiurare una bagarre politica), non lo ha impedito, e i gruppi di minoranza non ne hanno approfittato per lanciare critiche alla maggioranza. I cittadini hanno ascoltato in silenzio e con attenzione tutto quello che è stato detto, porgendo con toni civili domande a cui è stata data risposta; presenti anche molti dipendenti dell'Unibios, che, nonostante la loro delicata situazione (rischio del posto di lavoro), hanno assistito con compostezza alla serata. Tutto bene quindi per quanto riguarda lo svolgimento dell'incontro: ma i contenuti, anche se ben esposti da Guerrini (dirigente dell'Ufficio Ambiente della Provincia), Simonetti (assessore provinciale all'Ambiente) e Farisoglio (responsabile della ditta Unibios), non sono riusciti a tranquillizzare completamente i presenti. Le puzze che saltuariamente si presentano ancora (in pochi episodi e con un'intensità non paragonabile a quella di qualche mese addietro) non hanno trovato una ragionevole spiegazione: Farisoglio assicura che la ditta ha le attività produttive sottoposte ad AIA ferme, e si è dichiarato disponibile anche a mostrarle a chi ne sentisse la necessità, accompagnandolo personalmente a visitare la ditta; ma ciò non toglie che la puzza a volte ricompare, e quindi la gente si chiede cosa accadrà quando gli impianti riprenderanno a funzionare. Forse anche gli impianti non sottoposti ad AIA creano questo problema? Forse è il depuratore (che sta funzionando e smaltendo litri di liquami accumulati)? Farisoglio ha spiegato come l'azienda intenda riconvertirsi ed eliminare i rischi dovuti alle sostanze lavorate, e con l'aiuto di diapositive ha illustrato nel dettaglio cosa accadrà dopo l'adeguamento. Dice che gli unici rischi possibili che rimarranno saranno legati all'infiammabilità dell'acetone, di cui l'accumulo verrà ridotto dai 250 metri cubi attuali a 50 metri cubi. Io faccio presente che gli ultimi incidenti sono stati causati dall'esplosione di reattori (che verranno comunque utilizzati per le lavorazioni che rimarranno) ma mi viene risposto che, vista la minor infiammabilità dell'acetone rispetto alle sostanze utilizzate precedentemente, i rischi non sarebbero più presenti in quella misura. Ma 50 metri cubi di acetone sono pochi? Stoccati in mezzo ad abitazioni e limitrofi alla ferrovia? Gli odori della produzione di pancreatina, tranquillizza Farisoglio, non ci saranno: i nuovi impianti di via delle Rimembranze consentiranno di captare le emissioni diffuse. Noi continuiamo a non capacitarci di come si possa consentire l'installazione di un nuovo impianto per il trattamento di pancreas su un terreno che da vent'anni ha una R nel piano regolatore: una R che non è stata messa per caso, ma perché già vent'anni fa quel tipo di lavorazione creava grossi problemi; e ora cosa si decide di fare? Di autorizzare un nuovo impianto. Bah... Questo non è una miglioria alla struttura vecchia (la pancreatina era prodotta in via Silvio Pellico), è un nuovo impianto in un'altra via, via delle Rimembranze! Come si può pensare che movimentare dei pancreas di animali a 500 metri dal centro e in mezzo a una zona densamente abitata non crei problemi? Quanti quintali di pancreas vengono lavorati? Che hanno spostato a fare, allora, i macelli e le stalle dai centri abitati? Farisoglio assicura che l'azienda vuole davvero riconvertirsi e venire incontro alla città che la ospita (termine credo inadeguato, visto che da anni la gente le chiede di spostarsi... direi che la subisce), ma incredibilmente le azione legali verso le decisioni della Conferenza dei Servizi vanno in senso contrario: dopo la negazione del TAR al ricorso, Unibios ha fatto appello al Consiglio di Stato per annullare il blocco degli impianti imposto dalla Conferenza dei Servizi. Farisoglio le spiega come se fossero azioni quasi automatiche e che non dipendono da lui, insomma un proforma deciso dal consiglio di amministrazione dell'azienda (i proprietari), che guarda caso non è presente per spiegare molte cose. Dice inoltre che anche nell'eventualità che l'azienda vinca l'appello, e quindi tecnicamente fosse autorizzata a riattivare gli impianti, magari non lo farebbe; insomma un'azione inutile, solo per dare lavoro e soldi ai legali e appesantire la già intasata macchina legale italiana. Un cittadino chiede se sono stati presentati alla Conferenza i progetti esecutivi per gli adeguamenti: la risposta è no. Viene chiesto quando si prevede di presentarli, ma non viene data una risposta certa, e dopo molta insistenza sulla domanda viene risposto un approssimativo: entro i termini della scadenza del 31 marzo 2008. Viene anche chiesto, facendo notare la poca convenienza economica di tutta questa operazione, con quale criterio non si è scelto di aprire un nuovo impianto in una locazione differente che probabilmente avrebbe avuto dei costi inferiori e che sicuramente non avrebbe avuto questo impatto su un territorio residenziale: la risposta non viene data in quanto anche Farisoglio dice di non conoscere le logiche del consiglio dell'azienda. Altra domanda interessante che viene fatta è quella sulla convenienza di sostenere un'azienda che ha sempre mostrato queste grosse criticità con il territorio; un sostegno da parte dell'amministrazione in nome della causa occupazionale, considerando l'attuale riduzione di personale e la preventivata riduzione che si avrà a fronte di una riduzione del 60% della produzione, non ha forse più senso di esistere; viene anche chiesto che piano di intervento per un'eventuale mobilità sia stato preso in considerazione: il Sindaco risponde che attualmente, non essendo stato presentato un piano preciso sul ridimensionamento occupazionale, non può che prendere l'impegno di impegnarsi quando questa eventualità si renderà necessaria. Insomma, una riunione sicuramente utile ma che ancora una volta non riesce a spiegare completamente e con chiarezza tutte le logiche delle scelte aziendali, che inevitabilmente si ripercuotono sul territorio e sui suoi abitanti. Ci sono alcuni aspetti che non sono stati trattati e che rimangono sempre in attesa di risposte: l'indagine epidemiologica più volte reclamata ma sempre scansata, e spiegazioni da parte di persone competenti sui dubbi che alcuni cittadini hanno esposto in relazione alle sostanze lavorate dall'Unibios e ad alcune malattie presenti sul territorio; la questione del termodistruttore, per il quale si pubblicizza che è dismesso, ma si evita di dire che verrà sostituito con un termodistruttore di tecnologia differente, che non avrà la possibilità di creare energia e bruciare liquidi ma distruggerà i gas di scarto dell'azienda. Ma del resto anche nell'autorizzazione del 1994 si diceva che il termodistruttore era migliorativo per l'ambiente. Ma una marmitta catalitica in casa potrebbe essere migliorativa? Attendiamo ora l'esito dell'appello e continuiamo a seguire l'evolversi della situazione.
Enrico Platti Solo gli utenti registrati possono scrivere commenti. Powered by [AS06] AkoComment+ 2.0.2 e [AS06] SecurityImages 3.0.5 |
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